martedì 1 maggio 2007

La morte dietro la porta

Regia: Bob Clark
Cast: John Marley, Lynn Carlin, Richard Backus, Henderson Forsythe, Anya Ormsby, Jane Daly
Durata: 88’
Produzione: USA/Canada/UK
Anno: 1975

Il giovane Andy è partito per il Vietnam, promettendo alla propria famiglia di tornare sano e salvo quanto prima. Purtroppo, una pallottola vagante infrange la parola data, e Andy soccombe nel campo di battaglia. Tuttavia, una notte, quello che bussa a casa Brooks, è proprio Andy.

Bob Clark, prima della virata porcellona-adolescenziale della serie Porkys, dell’anonimato assegnatogli dalla televisione e, purtroppo, della recente scomparsa in un incidente automobilistico, era un paladino del nostro genere preferito, capace di mettere in piedi nel ’74 quel Black Christmas, papà immortale di tutti gli slasher, che tante lezioni di cinema è stato in grado di dare.
Con il successivo La morte dietro la porta, invece, Clark cosparge la pellicola di un’atmosfera tragico-sentimentale che si respira adagio, in un silenzio morboso che sfocia sangue e sorrisi deviati soltanto nel finale. Tutto, in La morte dietro la porta, è votato a una ricerca quasi esasperata della componente drammatica e angosciosa, e lo stesso clima in cui si è immersi non concede mai spiragli di luce o di salvezza cinematografica. La lentezza impassibile di cui si fa portavoce la trama non lascia scampo, avvolgendo lo spettatore attento (giovinastri che vogliono tutto e subito via da qui!) in un miasma di sofferenza e disperazione.
La struttura narrativa verte quindi verso lunghe parti dialogate, profonde e ricche di particolari, che esplorano psicologie e caratteri – via via sempre più in frantumi – dei familiari di Andy, di fronte alla sua enigmatica ricomparsa e al suo preoccupante comportamento. E Clark è asfissiante nelle sue immagini fisse e in quei primi piani struggenti, anche se spesso si concede a classiche zoomate alla velocità della luce, tipicamente seventies styles, che stonano non poco con il contesto sepolcrale e opprimente – ma non si tratta che di difetti temporali, tranquillamente trascurabili.
Eccolo qui, l’orrore di una volta, che nulla ha da spartire con la frettolosa scarica ormonale della sezione horror odierna. Script, dialoghi, personaggi, critica sociale, su questi punti – oggigiorno quasi completamente trascurati – ci si concentrava tanto tempo fa, costruendo le pellicole atmosfera dopo atmosfera, e non tetta dopo tetta.
Soltanto nell’amaro epilogo, pregno di commozione e denuncia, la furia horror della pellicola si erge in tutta la sua carica violenta e disorientante, cogliendo di sorpresa per via di un’accelerazione inaspettata ma benvoluta, che sa colpire allo stomaco e agli occhi.
Tormenti e dolori sono ben portati alla luce da John Marley e soprattutto da Lynn Carlin, marito e moglie che vedono l’annichilente distruzione del proprio matrimonio sotto i colpi inferti dall’angosciante personaggio interpretato da Richard Backus. Ma forse la prova che più emerge spetta a Jane Daly, figura soltanto comprimaria, capace però di rischiarare con la sua felicità la pesantezza emotiva del lungometraggio.
Un plauso alla Gargoyle, che tra un mare di uscite di pura immondizia, riesce ogni tanto a indovinare qualche centro (di prossima uscita anche il già citato Black Christmas). E un sentito ringraziamento a Bob Clark, per un pezzo di storia cinematografica che, anche lui, ha contribuito a far nascere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ehila carissimo
siccome se tra quelli che mi hai linkato al tuo blog ti comunico che ho cambiato blog
o meglio
preferisco che a gelostellato linki questo:
gelostellato.blogspot.com
che è un blog più simile al tuo
l'altro lo continuo ad aggiornare ma è più personale.

sei contento? siamo vicini di blog! ah ah ah
Ciao

Anonimo ha detto...

Sei solo un copione.
Ma anch'io sono un copione e quindi me ne sto zitto ;-)

Ora cambio