giovedì 3 maggio 2007

Lost – A proposito della stagione due

Ciò che resta dei misteri della seconda tornata

L’isola più bizzarra che la geografia ricordi continua a sfornare punti di domanda. E se da una parte, tra i meandri della jungla e nelle pareti del bunker, qualche risposta viene a galla, nuovi enigmi firmano la loro presenza.
Lo sviluppo che prende piede con la stagione due di Lost è di quelli che la televisione non ha mai sfoggiato fino a ora in curricolo. La scoperta di cosa si cela dentro il bunker, l’arrivo di nuovi sopravvissuti al disastro aereo, la dipartita di uno dei personaggi più detestati della prima serie, uno scorcio di visione sulla realtà dei temutissimi Altri, sono elementi capaci di attanagliare lo spettatore voglioso di soluzioni.
I protagonisti poi cambiano faccia: l’antipatico Jin diventa eclettico e pimpante, Sayer accantona momentaneamente l’aria da sfacciato cazzone, e il carismatico Sayid viene accomodato in secondo piano.
Man mano che i giorni trascorrono, però, sull’isola cala presto una nebbia di stasi e immobilità narrativa. La virata crudele riguardante l’ex tossico Charlie (la più esemplare – già meglio con la personalità di Micheal) non viene infatti ricompensata da una sceneggiatura forte da resistere e sostenere simili asprezze di trama. Il tutto si trasforma in dialoghi che, per nascondere una scomoda miseria d’idee, tendono al filosofico, lasciando l’amaro in bocca. Se infatti i flashback si fanno via via sempre più costruiti e a incastro tra i vari protagonisti (tralasciando la banalità del passato di Mister Eko), l’azione sull’isola diventa noiosetta, negando ai fans qualsiasi spiraglio evolutivo (se non qualche apprezzata svolta, come la scoperta – o quasi – del rapimento di ai danni di Claire nella staginoe uno).
Per fortuna, nelle ultime otto-dieci puntate, con la comparsa del misterioso Harry, la serie riprende vigore e inventiva, in una sequenza spaventosa di colpi di scena e di nuovi rebus televisivi (con tanto di ovvio finale lasciato a metà) che, a questo punto, troveranno uno straccio di risposta soltanto nella terza manche (prossima alla conclusione negli States).
Restano sempre e comunque enormi interrogativi (il ruolo della Rousseau, la vera natura degli Altri, il motivo dei tanti bunker disseminati nell’isola, il progetto Dharma), ma tassello dopo tassello, il vasto puzzle inizia finalmente a comporsi. Basta avere pazienza.

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