lunedì 9 aprile 2007

Candyman - Terrore dietro lo specchio

Vista la presenza della pellicola di Bernard Rose in edicola, allegata a Horror Mania di Aprile, ho preparato una veloce recensione, per invogliare all’acquisto del suddetto film chi ancora fosse titubante di incrociare lo sguardo uncinato di Candyman. Guai a voi se mancate l’occasione, marrani, vi perdereste un horror che, coi tempi che corrono, ci sogniamo di avere.


Regia: Bernard Rose
Cast: Virginia Madsen, Tony Todd, Xander Berkley, Kasi Lemmons
Sceneggiatura: Bernard Rose (da un racconto di Clive Barker)
Produttori: Steve Golin, Sigurjon Sighvatsson, Alan Poul
Produttore Esecutivo: Clive Barker
Musiche: Philip Glass
Durata: 95 minuit
Produzione: Usa
Anno: 1992

La studentessa Helen Lyle viene a conoscenza di una leggenda locale terrificante, quella di Candyman, un mostruoso serial killer munito di uncino, che appare quando pronunci il suo nome cinque volte davanti a uno specchio. Helen compie così delle ricerche, per la propria tesi di laurea, ripercorrendo i luoghi in cui si dice che Candyman sia apparso. Ma dopo aver ignorato gli avvertimenti degli abitanti del luogo, assiste a una catena di delitti raccapriccianti. È mai possibile che la leggenda sia vera?

I sei Libri di sangue, primi rigurgiti letterari del visionario signore delle illusioni Clive Barker, sono un punto fermo del pantheon orrorifico, un inarrivabile santuario sanguinario della narrativa fantastica. Da uno dei racconti minori presenti nell’antologia numero cinque (Visions, in Italia), Il proibito, Bernard Rose ha preso la sua camera da presa, inzuppandola di sangue e inchiostro per trasformare le scorribande letterarie dello scrittore inglese in immagini dall’indubbio fascino.
Diamo atto al regista di aver steso una sceneggiatura abbastanza fedele, ma anche tutto sommato valida dal punto di vista strutturale-cinematografico, con buoni momenti atmosferici e richiami onirici ben dosati. Tuttavia, inevitabilmente, lo script prende le sue facile sbandate, riscontrabili in dialoghi a volte poco incisivi e in escursioni involontariamente ridicole che fanno venire il latte alle ginocchia.
Poco male.
Gli errori vengono soppiantati da una regia semplice ma incisiva, che ha dalla sua momenti di grande pregio visivo, grazie a divagazioni deliranti che ben avviluppano i sentimenti filmici dei due interpreti principali, che tentano l’uno di rubare lo schermo all’altra.
E si solleva in alto un enorme pollice verso il fattore gore, che noi maniaci degenerati tanto apprezziamo. In Candyman, infatti, il reparto emoglobinico è abbondante e appetitoso, con vastissimi e inaspettati spargimenti di sangue.
In questo universo morboso, ricco di sottili richiami sociali ma anche di genuini slanci soprannaturali, la bellissima Virginia Madsen offre una prova di classe, sentita ed emozionante, che raggiunge picchi di delicata poesia nelle sequenze oniriche, quando una lacrima densa di significati le scorre lungo la guancia. Tony Todd, invece, firma la nascita di un nuovo mito dell’horror, il colto difensore degli oppressi, il deviato Capitan Uncino della filmografia grondante budella, interpretando in maniera elegante e professionale il tormentato Candyman. Piuttosto incolore il resto del cast, nonostante la buona mimica facciale di un Xander Berkley che oggi, a distanza di quindici anni, non sembra essere invecchiato di un solo giorno.
Da segnalare, ma con tanto di squilli di trombe, meritatissimi, la straordinaria colonna sonora a cura di Philip Glass, un masterpiece musicale, costruita solo su piano, organo e voci corali, che si incastrano in un sublime vortice di inquietudine nel tema portante, una delle vette sonore non solo del cinema più estremo, ma dell’intero mondo della celluloide.
Tolto qualche punto morto o risibile, che poteva facilmente essere cancellato in fase di post produzione (l’accidentalmente comica scena dell’imbiancatura, una digressione psicologica dei protagonisti a volte una tantino confusa e incerta), Rose ha realizzato una buona trasposizione di un discreto racconto, e, oggigiorno, sarebbe buona cosa che i giovani cineasti che tentano di spopolare, dessero un’occhiata alla spontaneità angosciante dell’horror di qualche anno fa, Candyman compreso.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottima recensione, capo!

E gran bel film... è una vita che non lo vedo, ma ne ho dei ricordi molto molto vividi!

Saluti,
Roland

Simone Corà ha detto...

C'è sangue, sangue, saaaaaaaaaangue! :-)

FERN ha detto...

Ho visto il film in questione e devo dire che è veramente agghiacciante, ma stemperato dalla magnifica musica di Phil Glass grande interprete a livello mondiale.
Fernando

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e