giovedì 26 aprile 2007

Doom

di John Shirley
232 pagine
Urania
4,10 €

Solo un battito di ciglia separa il deserto del Nevada dal deserto di Marte. Il portale: Olduvai, folgorante transito inter-dimensionale, retaggio di una enigmatica tecnologia aliena. Ma quando uno scienziato troppo temerario compie l’esperimento sbagliato, è l’inferno a scatenarsi nella remota stazione mariana. Toccherà a Sarge, Grimm, Kid e agli membri di una micidiale squadra di élite dei Marines spaziali scendere nell’abisso, affrontando in prima persona la battaglia dell’apocalisse.

John Shirley, indossata la pettorina mimetica, controllati i fucili al plasma, e fatto rifornimento di quante più munizioni possibili, è partito alla volta di Marte, nel tentativo di ammazzare anche lui, dopo John Carmack (il guru dell’industria videoludica) e Bartkowiak (un mestierante adrenalinico col pallino della cinepresa), i bizzarri mostri infernali che popolano gli scavi del pianeta rosso.
Il qui presente Doom è l’adattamento letterario dell’omonimo film uscito qualche tempo fa, a sua volta tratto (parecchio liberamente) da quel videogioco che, tanti anni orsono, ha segnato un’intera generazione di adoratori di pixel cubettosi.
John Shirley ha semplicemente sfogliato la sceneggiatura, copiato tali e quali i dialoghi, e ampliato leggermente il plot con un po’ di sana introspezione psicologica e un’interessante novità nella parte finale. Ovvio, quindi, che tutti coloro che hanno già visto le gesta del duo The Rock-Karl Urban in azione al cinema, troveranno nel suddetto romanzo solamente una noiosa rapina del proprio tempo libero. Per chi, invece, come il sottoscritto, si è scontrato con l’universo di Doom partendo dal libro e si è riservato poi la visione del film a lettura ultimata (la saga videoludica non conta, vista la totale estraneità in fatto di trama), o ancora non si è addentrato negli oscuri cunicoli marziani, vediamo di sviscerare l’operato di Shirley.
Lo scrittore americano è sicuramente dotato di un ritmo incalzante, le sue parole sono buoni esempi di intrattenimento serrato e adrenalinico, e visto quanto raccontato dalla trama (i soldati buoni contro i mostri cattivi), il suo stile ben si adatta alla situazione.
Purtroppo, tanto nel romanzo quanto nel film, permangono dei dubbi rilegati a una caratterizzazione dei protagonisti fin troppo derivativa (il soldato buono e coraggioso, quello sbruffone, quello odioso, quello silenzioso e forte, il novellino timido e impacciato, e via così). Shirley cerca di raggirare la banalità che li contraddistingue con alcuni excursus riguardanti il loro passato, ma questo poco aggiunge alla loro pochezza psicologica. Rimangono comunque dei protagonisti sufficientemente carismatici, e passare qualche ora in loro compagnia, nonostante la poca inventiva, sarà tutto sommato piacevole.
Un altro punto dolente riguarda lo svolgersi dell’intreccio, che sembra, a volte, dimenticarsi per strada intere porzioni di storia. Ne consegue un occasionale smarrimento, che non inficia assolutamente sulla comprensione della trama, ma che irrita per una mancanza di continuità e fluidità narrativa.
Ciò che resta, alla fine, è un discreto libricino fanta-horror, che non annoia ma nemmeno stupisce – e davvero non si capiscono le lodi tessute a Shirley nella postfazione, quasi a considerarlo il miglior scrittore di tutti i tempi, o qualcosa di simile. Però, almeno, è in grado di far divertire. E, a volte, non serve molto altro.

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